Chiara e... sorella morte

CHIARA D'ASSISI DAVANTI A SORELLA MORTE

 
“La morte si fa ingresso di vita e porta del cielo.” (LVer, FC 1390)
 
“Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullo omo vivente po’ scampare.
Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali!
Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati,
ca la morte seconda no li farrà male.” (Cant. frate Sole, FF 263)
 
Credere o non credere che la vita abbia un senso cambia la vita fin da subito. Pensare che il bene non sia una passione inutile, ma un’esperienza decisiva, significa attivare energie positive, gettare semi fecondi, vivificare il mondo. E la verità non è forse quella che sarà, quella che io avrò contribuito a rendere credibile, scommettendo per essa?
 
Antesignana di una concezione dinamica e pragmatica della verità, Chiara di Assisi ha investito tutti i suoi talenti in quell’utopia - almeno ritenuta tale dalla gerarchia ecclesiastica del suo tempo – della sequela di Gesù povero e crocifisso in un angolo di mondo, forse un hospitale adattato a monastero accanto alla chiesa di San Damiano, fuori delle mura di Assisi, sine proprio e in clausura.
 
La forza con cui ha sempre creduto in ciò che san Francesco le trasmise “con le parole e le opere” la rese feconda, generatrice di vita evangelica, direi meglio l’ha trasformata in una creatura nuova capace di parlare – tramite la sua vita povera - a chi ha smarrito il senso di Dio facendogli sentire tutto l’orrore della propria povertà. La piccola comunità formatasi attorno a questa “cristiana” divenne così qualcosa di totalmente nuovo: portatrice di speranza e risposta alla domanda che ciascuna persona di ogni tempo e luogo coltiva nel segreto. Vita che vince la morte.
 
“Ma avvicinandosi il transito della sua morte, rivolgendosi a sé stessa la santissima vergine parla silenziosamente alla sua anima, dicendo: Va’ sicura, perché hai una buona guida per il viaggio. Disse: Va’, perché chi ti ha creato ti ha santificato, e custodendoti sempre ti amò come la madre il figlio suo. Tu, disse, Signore sei benedetto che mi creasti.” (LCop, FC 904)
 
Chiara ringrazia il Signore per averla creata, di averle dato il tempo di un’esistenza per conoscerlo e fare esperienza dell’Amore gratuito e preveniente con cui ama le sue creature. Con tutte le sue forze ha cercato di conformarsi alla kenosi del Figlio per rispondere a tanto Amore con tutto il suo amore. Questo è il suo tesoro, la sua gioia, la sua sicurezza, non finirà mai di ringraziare il suo Creatore e lo farà anche con le ultime forze rimastele. Chiara è una creatura nuova nel senso di rinata. La morte non può più nulla su di lei: "Va’ sicura!"... In faccia a nostra sorella morte corporale, l’anima di Chiara è pervasa da un sentimento fortissimo di sicurezza. Chiara è sicura perché conosce, come frutto della sua esperienza, che Dio è fedele al suo amore. La conoscenza vera infatti nasce dall’esperienza dell’amore e della sua reciprocità e vale più di ogni altra cosa. Già Francesco: “Non voleva che si suoi frati fossero bramosi di sapere e di libri, ma che si sforzassero di avere e di imitare la pura e santa semplicità, la santa orazione e la signora povertà, ritenendole via più sicure per la salvezza.” (CAss 103, FF 1646)
 
“Infatti, mentre ella si trovava alla fine della vita, un candido stuolo di vergini beate, ornate di corone splendenti, in mezzo alle quali una tra loro appariva più maestosa e più fulgente, fu vista entrare nella casa, dove giaceva la stessa serva di Cristo, e giungeva alla fine al suo lettuccio, e con sensi di affabilità quasi manifestare intorno a Chiara la cortesia di una visita e il sollievo di un conforto.” (BCan, FC 421)
 
Tra i quadri che raffigurano santa Chiara di Assisi (1193-1253) sul suo letto di morte, c’è una rappresentazione dell’anonimo Maestro di Heiligenkreuz (Austria) dove si vede la Vergine Maria accompagnare la monaca al momento della sua morte. Un’apparizione confermata da suor Benvenuta di Diambra, allora presente nel convento. Vestita con un abito in broccato rosso e scortata da sante martiri, la Vergine Maria carezzò allora la guancia di Chiara sotto il tenero sguardo di due angeli. Nella parte alta dell’icona, nel cielo blu, si distingue Cristo con l’anima della santa fra le braccia. Questa scena, dipinta con forti influssi dei canoni bizantini, sorprende per la dolcezza e la tenerezza del grande passaggio verso l’Aldilà, e ben esprime l’esperienza di Chiara: “La morte si fa ingresso di vita e porta del cielo”.


A cura delle Sorelle Clarisse del Monastero " S. Antonio e B. Elena", Camposampiero, PD

FOTO: "La morte di Santa Chiara", Maestro di Heiligenkreuz, circa 1400/1410
National Gallery of  Art, Washington DC, USA, Public Domain, 
www.nga.gov

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