Chiara e... Agnese di Boemia

Un singolare epistolario del secolo XIII

 

Chi è questa Agnese?
 
Una principessa boema, nata a Praga nel 1211, circa all’epoca in cui Chiara d’Assisi iniziava il suo itinerario “avventura” francescana…
 
Ultima figlia del re Ottocar I e di Costanza d’Ungheria, fin da bambina fu al centro di progetti matrimoniali con vari principi ereditari; ma, falliti i primi per motivi politici, Agnese, ormai ventenne, rifiutò infine il matrimonio, perfino di fronte alla proposta dell’Imperatore Federico II!
 
Come mai?
 
S. Agnese cura i malatiSembra che a Praga fossero giunti alcuni Frati minori e Agnese, appoggiata dalla madre e dai fratelli, che le concedettero somme regali, fonda per loro un convento ed anche un ospedale intitolato a S. Francesco, da poco canonizzato. Il suo cuore si volge verso i poveri e gli emarginati: lei stessa si impegna nella cura degli ammalati. Ma, non contenta di questo, fonda anche un convento di donne, chiamando da Trento alcune Sorelle Povere già legate a Chiara d’Assisi.
 
In questo monastero lei stessa entra nel 1234 e subito viene eletta abbadessa. La notizia della sua “conversione”, come all’epoca era chiamato il cambiamento di vita, giunge fino ad Assisi: Chiara è conquistata dal coraggio di Agnese e confermata nella sua stessa scelta!
 
Comincia perciò a scriverle.
 
Conosciamo la loro amicizia ‘a distanza’ proprio dalle lettere; purtroppo sono rimaste solo quelle di Chiara, quattro lettere che costituiscono la parte più corposa dei suoi scritti e manifestano molto del suo mondo interiore. La forma latina è estremamente ricercata, lo stile impeccabile, come si addice alla destinataria, ma il testo manifesta poi chiaramente che Agnese è regina perché sposata a Cristo!
 
Nella prima lettera, scritta probabilmente nel 1235, Chiara usa il “voi”, iniziando una corrispondenza con una donna che non conosce: sembra quasi timorosa di osare troppo, nel voler esprimere la sua ammirazione per l’illustre Sorella e incoraggiarla nell’impresa della povertà assoluta. Magnifico davvero e lodevole scambio lasciare i beni temporali per gli eterni, meritarsi i celesti per i terreni, ricevere il cento per uno e possedere in perpetuo una vita beata. Perciò ho ritenuto di implorare per l’amore di Cristo dalla vostra eccellente santità, quanto mi è possibile, con umile preghiera, che vogliate rafforzarvi nel suo santo servizio...” ( I Lett. 30-31)
 
La seconda e terza lettera, posteriori di qualche anno, riflettono invece la confidenza creatasi fra le due donne: Agnese chiede consigli, Chiara esprime i motivi profondi delle sue scelte, soprattutto del ‘privilegio della povertà’ che anche la Sorella lontana vorrebbe ottenere dal Papa Gregorio IX. Inoltre Chiara condivide le consuetudini della sua Comunità, ad esempio riguardo il digiuno che è, sì rigoroso, ma non esagerato.
 
Ciò che traspare da questi testi è la gioia di una vita donata, il cui frutto è l’inabitazione di Dio stesso nell’anima fedele, che si specchia nella divina umanità di Cristo. “...l’anima dell’uomo fedele è maggiore del cielo, poiché i cieli con il resto del creato non possono contenere il creatore, mentre solo l’anima fedele è sua dimora e sede, e ciò unicamente in ragione della carità di cui gli empi sono privi, come afferma la verità stessa: ‘Chi ama me sarà amato da mio Padre, e io lo amerò, e verremo da lui e in lui fisseremo la nostra dimora’.” (III Lett. 21-23)
 
L’ultima lettera è scritta da Chiara nel 1253, anno della sua morte. Una quindicina d’anni di silenzio hanno separato le due corrispondenti. Ma ora Chiara afferma: “...non devi per nulla stupirti se non ti ho scritto spesso, come l’anima tua non meno della mia desidera ardentemente, né devi minimamente credere che l’incendio della carità che ti porto bruci meno soavemente nelle viscere della madre tua. Questo è il fatto: l’hanno impedito carenza di messaggeri e pericoli manifesti lungo le strade.” (IV Lett. 4-6)
 
Gli storici ritengono che le vicissitudini dell’Ordine Minoritico possono aver influito anche sul rapporto fra le due amiche… ma alla fine della vita Chiara, che ha ottenuto l’approvazione della propria Regola, condivide con Agnese la certezza di essere ormai vicina alla meta: l’unione mistica con Cristo!
 
Ritorna il tema dello specchio, metafora di imitazione e ancor più di identificazione con la figura di Gesù: in questo specchio brillano la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità, come, con l’aiuto di Dio, potrai verificare percorrendolo per intero. Fai attenzione, voglio dirti, al principio di questo specchio, cioè la povertà di lui deposto in una mangiatoia e ravvolto in pannicelli. O mirabile umiltà, o stupenda povertà: il re degli angeli, il signore del cielo e della terra è adagiato in un presepio.
Nel mezzo dello specchio guarda l’umiltà santa, la beata povertà, nelle fatiche e pene senza numero che sostenne per la redenzione del genere umano.
Nel termine dello stesso specchio contempla l’ineffabile carità, in forza della quale volle patire sul legno della croce e su quello morire d’una morte la più vergognosa…
Accenditi sempre di più di questo ardore di carità, o regina del re celeste! (IV Lett. 18-23.27)
 
E, in chiusura, Chiara rivela stupendamente come l’unione con Dio dilati anche i sentimenti umani quando, salutando per l’ultima volta Agnese, scrive: “Arrivata a questo traguardo contemplativo, non omettere di dedicare un ricordo alla madre tua poverella, tenendo presente che io ho inciso per sempre la tua felice memoria sulla tavoletta del mio cuore, perché ti considero la più cara fra tutte”.
 
Agnese sopravvisse a Chiara quasi trent’anni; riuscì ad ottenere dal Papa Alessandro IV di assumere a sua volta la Regola delle Sorelle Povere, facendo così del monastero di Praga il corrispettivo di San Damiano nel mantenere vivo e operante l’ideale di Francesco.
 
A cura delle Sorelle di Montepaolo FC

FOTO: "S. Agnese cura i malati" (Part.), 
Maestro di Boemia, 1482, National Gallery, Praga.
Source/Photographer: Scanned from Bohemian art of the gothic and early renaissance periods, Press Foto, Praha. 
Public domain, via Wikimedia Commons

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