Chiara e... la pregheira

Cosa si intende per preghiera? Cosa significa pregare? Come pregare?

Domande di senso che abitano certamente ogni cuore umano, domande che non hanno risposte facili e immediate se non al prezzo di scivolare in bigottismi inutili e dannosi alla gente di oggi.

Chiara ha molto da dirci in merito, lei che ci è madre e maestra di preghiera.

Per Chiara (per noi!) la preghiera non è un tempo della giornata dedicato al Signore, né un insieme di formule: pregare è vivere e respirare, è essere in relazione con Qualcuno.
    

E’ interessante notare come la Madre Chiara nella Forma Vitae (la Regola approvata nel 1253) dica ben poco riguardo la preghiera. Ne troviamo traccia nel Capitolo III intitolato “Dell’ufficio divino e del digiuno. Della confessione e della comunione” in cui si legge: “Le sorelle che sanno leggere celebrino l’ufficio divino secondo la consuetudine dei frati minori, e perciò potranno avere breviari, leggendo senza canto” (RsC 1: FF 2766). Non aggiunge altro, ma comprendiamo che la liturgia delle ore, così come veniva celebrata nel Medioevo, scandisce la giornata delle sorelle in San Damiano e che è importante che la celebrazione dell’Ufficio sia la medesima di quella dei frati, a ribadirne il legame e l’unico carisma.

Non ci aspetteremmo forse di trovare maggiori indicazioni sulla preghiera in una Regola scritta da una comunità di sorelle completamente dedite alla lode di Dio?

Eppure Tommaso da Celano, il biografo di Santa Chiara d’Assisi, abbondantemente racconta del rapporto della Santa con la preghiera: “Era di continuo dedita all’orazione e alle lodi divine (…). Dopo compieta per prolungati spazi di tempo prega con le sorelle mentre in lei scorrono profluvi di lacrime. Quando poi le altre andavano a ristorare le stanche membra nei duri giacigli, lei restava vigile e ferma in orazione, perché quando il sonno avesse preso le membra delle altre, lei potesse provare furtivamente il soffio del sussurro divino” (LegsC 13: FF 3197).

E’ quindi indubbio che Chiara fosse una donna di preghiera, in continua e instancabile relazione col Signore. E infatti, se è vero che la preghiera è il respiro, è altrettanto vero che non si respira solo in coro o in chiesa… altrimenti soffocheremmo! Se davvero siamo uomini e donne di preghiera, ovvero in relazione col Signore, non lo si vede solo in coro, lo si vede “nel grembiule”, cioè nel servizio umile e nascosto, nella capacità di rinunciare a sé per donarsi all’altro. Se la nostra preghiera è autentica, lo si riconosce dai frutti, e i frutti seguono sempre la dinamica pasquale: muoio io, perché viva tu!

Leggiamo ancora la Forma Vitae della Madre Chiara per rintracciare alcuni “frutti” della sua preghiera: 
“tutte sono tenute a provvedere e a servire le sorelle inferme, come vorrebbero essere servite esse stesse” (RsC 14: FF 2797); Tommaso da Celano narra: “Lavava lei i sedili delle inferme, li puliva con il suo nobile animo, senza rifuggire la sporcizia né temere il cattivo odore” (LegsC 8: FF 3181); “più spesso lavava i piedi delle sorelle servienti che tornavano da fuori, e dopo averglieli lavati li baciava” (LegsC 8: FF 3182).

Chiara, nella Prima Lettera all’amica e sorella Agnese di Boemia, risponde alle nostre domande iniziali: cosa è la preghiera? Come si prega? E così scrive: 
“Ecco, è ormai chiaro che per la grazia di Dio la più degna tra le creature, l’anima dell’uomo fedele, è più grande del cielo, poiché i cieli non  possono contenere il Creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede”; “come dunque la gloriosa Vergine delle vergini lo portò materialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo, contenendo colui dal quale tu stessa e tutte le cose siete contenute(3LAg 21-26: FF 2892-2893).

Ecco allora il segreto di Chiara: 
 
la preghiera è respiro e vita perché Cristo abita in lei; non c’è un luogo adatto alla preghiera perché, quando Cristo vive in noi, ogni luogo è santo, ogni azione è spirituale perché “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).


A cura del Monastero "S. Agnese" di Montone 

FOTO Icona: Vergine del segno, l'Orante.
Icona scritta dalle sorelle del monastero di Montone.

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