Puoi condividere con noi questi momenti di preghiera:
Il Lunedì e il Sabato
Lodi mattutine: Ore 7.30
S. Messa: Ore 8.00
Dal Martedì al Venerdì,
la Domenica e nelle Solennità
Il Giovedì
Ora Nona: Ore 15.30
A seguire: Adorazione Eucaristica
Vespri: Ore 18.00
S. Messa: Ore 18.15
STORIA DEL MONASTERO
Il nostro Monastero sorge nel centro storico della città.
Nel 1519, mediante testamento, Antonio Cobuzio lo istituì erede universale di tutti i suoi beni immobili. La costruzione di questo monastero era stata voluta al fine di accogliere donne di umile condizione sociale, ed era stata progettata accanto alla chiesina omonima, già esistente. Papa Alessandro VII, col Breve “Exponi nobis” del 28 luglio 1664, chiese al Vescovo di Monopoli, nonchè Prelato di Altamura, Mons. Giuseppe Cavalieri, di recuperare i beni del testatore.
L’erezione canonica del monastero fu chiesta alla Santa Sede il 16 marzo 1680 e il monastero fu inaugurato il 21 novembre 1682.
Sin dal 1470 era sorto, quasi in prossimità del Convento di S. Antonio, il Monastero delle Clarisse del Perpetuo Soccorso, dotato di estesi beni immobili. Le suore ivi residenti, che provenivano da famiglie benestanti, erano denominate ”le Monache Grandi”.
Nel 1682 due clarisse del Perpetuo Soccorso, sr. Battista Costantini e sr. Brigida Viti, insieme a diciassette novizie e due converse, fecero solenne ingresso nel nuovo monastero, accompagnate processionalmente dal vescovo con i canonici della Cattedrale, cui si unirono i frati minori conventuali, gli osservanti, i riformati e i cappuccini. Il Monastero è sopravvissuto alla soppressione delle corporazioni religiose indetta da Napoleone Bonaparte: nel 1866, infatti, fu concesso l’uso abitativo temporaneo del monastero ai pochi membri della comunità rimasti. Beneficarono di tale concessione anche le monache del Monastero del Perpetuo Soccorso, di cui solo quattro rimasero in sede fino al novembre del 1908.
Le altre quattordici coriste e sei converse furono accorpate alla comunità del Monastero S. Chiara.
Successivamente, anche le quattro superstiti divennero parte della stessa comunità, su proposta di Mons. Carlo Giuseppe Cecchini: il Monastero del Perpetuo Soccorso, infatti, fu requisito dal Comune.
La nostra vita contemplativa
La vita consacrata è una storia di amore appassionato per il Signore e per l’umanità: nella vita contemplativa questa storia si dipana, giorno dopo giorno, attraverso l’appassionata ricerca del volto di Dio, nella relazione intima con Lui.
A Cristo Signore, che «ci ha amato per primo» (1 Gv 4,19) e «ha dato se stesso per noi» (Ef 5,2), noi donne contemplative rispondiamo con l’offerta della nostra vita, vivendo in Lui e per Lui, «a lode della sua gloria» (Ef 1,12).
In questa dinamica di contemplazione siamo voce della Chiesa che instancabilmente loda, ringrazia, geme e supplica per tutta l’umanità, e con la nostra preghiera siamo collaboratrici di Dio stesso e rialziamo le membra vacillanti del suo corpo ineffabile (cfr. CHIARA D’ASSISI, Lett. Terza a S. Agnese di Praga, 8: FF 2886).
A partire dalla preghiera personale e comunitaria, noi scopriamo il Signore come tesoro della nostra vita (cf. Lc 12,34), il nostro bene, «tutto il bene, il sommo bene», la nostra «ricchezza a sufficienza» (FRANCESCO D’ASSISI, Lodi al Dio Altissimo, 3.5: FF 261) e, certe nella fede che «solo Dio basta» (TERESA D’AVILA, Poesie), abbiamo scelto la parte migliore (cfr. Lc 10,42). Abbiamo consegnato la nostra vita, fissando il nostro sguardo nel Signore, ritirandoci nella cella del nostro cuore (cfr. Mt 6,5), nella solitudine abitata del chiostro e nella vita fraterna in comunità.
In questo modo siamo immagine di Cristo che cerca l’incontro con il Padre sul monte (cfr. Mt 14, 23) (cfr. Vultum Dei quaerere, 9).
Contemplare è incontro personale con il Dio della storia, di quel Dio che, nella persona del suo Figlio, ha posto la sua tenda tra di noi (cfr. Gv 1,14) e
si fa presente nella storia personale, negli avvenimenti e nell’opera meravigliosa della creazione. Contemplare è dono e regalo di un Dio che vuole comunicare se stesso ed entrare in relazione profonda con l’uomo, come un vero amico.
Il contemplativo è la persona centrata in Dio, è colui per il quale Dio è l’unum necessarium (cfr. Lc 10,42), di fronte a cui tutto si ridimensiona, perché guardato con occhi nuovi.
La vita contemplativa è importante in ogni stato di vita: ogni battezzato è chiamato a curare la vita interiore e di preghiera.
Il contemplativo è la persona centrata in Dio, è colui per il quale Dio è l’unum necessarium (cfr. Lc 10,42), di fronte a cui tutto si ridimensiona, perché guardato con occhi nuovi.
La persona contemplativa capisce l’importanza delle cose, ma queste non rubano il suo cuore e non bloccano la sua mente, sono anzi una scala per arrivare a Dio: tutto per lei porta significazione dell’Altissimo (cfr. FRANCESCO D’ASSISI, Cantico delle creature 4: FF 263).
La contemplazione: un’esperienza per pochi?
La ricerca del volto di Dio attraversa la storia dell’umanità, da sempre chiamata a un dialogo d’amore con il Creatore (cfr. CONC. ECUMENICO VATICANO II, Cost. past. Gaudium et spes, 19). L’uomo e la donna, infatti, hanno una dimensione religiosa insopprimibile che orienta il loro cuore alla ricerca dell’Assoluto, a Dio, del quale percepiscono il bisogno. Anche quanti si professano non credenti confessano questo anelito profondo del cuore, che abita e anima ogni uomo e ogni donna desiderosi di felicità e pienezza.
S. Agostino nelle Confessioni lo ha espresso con efficacia: «Ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te». Inquietudine del cuore che nasce dall’intuizione profonda che è Dio a cercare per primo l’uomo, attraendolo misteriosamente a Sé.
La vita contemplativa è importante in ogni stato di vita: ogni battezzato è chiamato a privilegiare la vita interiore e di preghiera.
(Papa Francesco, Vultum Dei quaerere, 36).