Chiara e... la malattia

CHIARA  e…  Sorella malattia!                                      
 
“Sora Benvenuta de Madonna Diambra de Assisi, monaca del monasterio de Santo Damiano, giurando disse: che, avendo essa testimonia sostenute certe piaghe sotto el braccio e nel petto, le quali se chiamavano fistole…, et avendo essa portata questa infermità 12 anni, una sera andò a la sua madre santa Chiara, con lacrime adomandando da lei adiutorio. Allora essa benigna madre, commossa da la sua usata pietà, discese dal suo letto; et inginocchiata, orò al Signore. E, finita la orazione, se voltò ad essa testimonia, e fattose lo segno della croce, prima a sé medesima e poi lo fece anche sopra essa testimonia, e disse el Pater nostro e toccò le sue piaghe con la sua mano nuda. E così fu liberata da quelle piaghe, le quali parevano incurabili.” (Processo di canonizzazione di Chiara d’Assisi – FF 3080)
 
Gli Atti del Processo di canonizzazione costituiscono un’eccezionale fonte per la conoscenza della nostra Santa. Perso l’originale latino, si è però ritrovata una traduzione del tardo quattrocento umbro, preziosa testimonianza della vita a S. Damiano e di tutte le vicende di Chiara.

Da qui si evince che, dei 42 anni che Chiara visse in monastero, ben 28 li trascorse ammalata, addirittura inferma sul suo pagliericcio… E molto si parla anche di altre sorelle ammalate, sofferenti di varie patologie, alle quali, all’epoca, si poteva far fronte con scarsi rimedi; perciò, l’uso di Chiara di ‘curare’ con la preghiera e il segno della croce risulta particolarmente importante e frequente.

Nella testimonianza riportata sopra, Chiara è già ammalata essa stessa; eppure si alza, prega in ginocchio, si fa il segno della croce, recita il Pater e infine tocca la parte malata della Sorella... ottenendone la guarigione! Sora Benvenuta comincia così la sua testimonianza: è logico che per lei sarebbe sufficiente a canonizzarla!!!
 
“Anche disse che erano più de ventinove anni che essa testimonia era venuta al monasterio, e da allora in poi sempre stette sotto lo governo de la santissima madre madonna Chiara; et essa madonna le insegnò de amare Dio sopra omne altra cosa; secondo, le insegnò che integralmente e spesso confessasse li suoi peccati; terzio, la ammaestrò che sempre, nella memoria sua, avesse la passione del Signore.” (FF 3081)

Chiara era già ammalata quando Sora Benvenuta giunse a san Damiano, è molto significativo che, più di altre sorelle, ella si soffermi a descriverne gli insegnamenti. Finché le forze la sorressero, madonna Chiara insegnò alle Sorelle soprattutto con l’esempio, col servizio, con le lunghe veglie e i digiuni… In seguito prevalse la sua parola, l’ascolto, l’attenzione alle singole difficoltà.

Così racconta un’altra testimone al Processo, sora Filippa:
 
“...patendo una delle Sore, chiamata sora Andrea da Ferrara, le scrofole nella gola, la preditta madonna Chiara cognobbe per spirito che essa era molto tentata per volerne guarire. Unde, una notte, essendo essa sora Andrea de sotto nel dormitorio, in tale modo e sì fortemente se strense la gola con le proprie mani, che perdette el parlare: e questo cognobbe la santa Madre per spirito. Unde incontanente chiamò essa testimonia (Sora Filippa), la quale dormiva lì appresso e disseli: ‘Descende presto de sotto nel dormitorio, chè sora Andrea sta inferma gravemente; scaldale uno ovo e daglielo a bere; e come avrà riavuto lo parlare, menala a me.’ E così fu fatto.”(FF 2982)
 
Il racconto termina con il colloquio fra Chiara, che è nell’infermeria del monastero e non nel dormitorio comune, e la sorella tentata quasi di ‘suicidio’; la guarigione qui è piuttosto spirituale, perché non si dice che bevuto l’uovo la sorella sia sanata, ma che la santa Madre poteva leggere nel cuore delle sue figlie e sostenerle nella prova.
 
Ella rimase sempre ‘al governo delle Sore’ anche nel tempo della malattia, ma desiderava lavorare con le proprie mani: “Anche disse (sora Pacifica) che, da poi che essa (Chiara) fu inferma in modo che non se poteva levare del letto, se faceva levare su a sedere e sostentare cum certi panni de dietro le spalle e filava, in tanto che del suo filato ne fece fare corporali et mandonne quasi per tutte le chiese del piano e delli monti de Assisi.” (FF 2935)
 
E, come dice Sora Cristiana, “nella infermità de la quale passò de questa vita, non cessava mai da laudare Dio, ammonendo le Sore alla perfetta osservazione de l’Ordine e massimamente a lo amore de la povertà.” (FF 3103)
 
Le parole con melodia che Francesco d’Assisi dedicò alle Povere Dame di S. Damiano, sono anch’esse una testimonianza della realtà quotidiana intessuta di malanni e fatiche delle Sorelle per assistere le inferme… ma termina con l’invito ad alzare lo sguardo, verso una Speranza che non delude!
 
Quelle ke sunt adgravate de infirmitate
     et l’altre ke, per lor, suo’ adfatigate,
     tutte quante lo sostengate en pace,
     ka multo vederì cara questa fa(t)iga:
ka cascuna serà regina en celo coronata,
     cum la vergene Maria.”
 
 
A cura delle Sorelle Clarisse di Montepaolo, Dovadola, FC


Foto (Fed. Clarisse Urbaniste d'Italia): piano inferiore del monastero di San Damiano in Assisi; corridoio da cui si accede alle celle dell'infermeria di S. Chiara.

Foto Xilografia:
"L'infermeria di S. Chiara in San Damiano, Assisi", Bruno da Osimo, 1942, “Raccolta delle Stampe Adalberto Sartori” di Mantova, sito: www.raccoltastampesartori.it
 

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