Chiara e... la Chiesa

Santa Chiara così incomincia la sua Regola: "Chiara, indegna ancella di Cristo e pianticella del beatissimo padre Francesco, promette obbedienza e riverenza al signor papa Innocenzo e ai suoi successori canonicamente eletti, e alla Chiesa romana" (RsC 3: FF 2751).

Alla Chiesa Chiara ricorre come a una madre affinché sia confermata nella via della povertà attraverso “il privilegio della povertà” (Test 42: FF 2840; Leg 14: FF 3186), che il Signore le ha ispirato attraverso l’esempio del suo servo Francesco. Ed ella difende con tenacia anche di fronte al Pontefice la sua “forma di vita”, bramata e attesa per tutta la vita, e che potrà abbracciare e baciare soltanto alla conclusione della sua vita terrena, rimanendo sottomessa con una fede incrollabile e obbediente: “se è per il voto che temi, noi ti sciogliamo dal voto”; e quella disse: “Santo Padre, per nulla mai desidero essere sciolta dalla sequela di Cristo” (LegsC 14: FF 3187).

Nel Testamento la Madre Chiara esprime in un’attitudine filiale la sua consegna fiduciosa alla Chiesa che sostiene, accompagna e protegge i suoi figli: "Perciò, inginocchiata e prostrata interiormente ed esteriormente, raccomando tutte le mie sorelle che sono e che verranno alla santa madre Chiesa romana, al sommo pontefice, e specialmente al signor cardinale che sarà assegnato alla Religione dei frati minori e a noi, (…) il piccolo gregge, che il Signore e Padre generò nella sua santa Chiesa con la parola e con l’esempio del beatissimo padre nostro Francesco, (…) faccia sempre osservare la santa povertà..." (Test 44: FF 2841).

Chiara vive questo abbandono e affidamento alla Chiesa perché anche nella sua famiglia ha sperimentato il senso dell’appartenenza alla Chiesa, respirando e crescendo in questa dimensione ecclesiale. Infatti, come ci narrano il suo biografo Tommaso da Celano e il processo di canonizzazione, la stessa madre Ortolana è stata per lei un esempio di fede: "si dedicava al culto divino e si applicava con insistenza nelle opere di pietà..." (LegsC 1: FF 3155 Proc I, 4: FF2928), e Chiara si è nutrita e si è lasciata plasmare docilmente.

Un ulteriore esempio di fedeltà alla Chiesa, e credo il più decisivo per Chiara, ci è descritto nella prima "Vita" di Celano, ed è la figura stessa di San Francesco quando restituisce al padre perfino le vesti: "Il Vescovo lo copre con il suo manto" (1Cel 15: FF 344), lo accoglie sotto la sua protezione. Una simile esperienza vive anche Chiara nella domenica delle Palme, quando il Vescovo Guido le porge la palma (LegsC 7: FF 3168). La Chiesa va incontro ai suoi figli, li accoglie e li accompagna nel loro cammino. Vediamo che la loro esperienza evangelica nasce, si sviluppa e cresce sotto lo sguardo e la premurosa cura di Santa Romana Chiesa. Da questo traspare che tra i Pontefici, i prelati e la Madre Chiara c’è una reciproca stima, riverenza, uno scambio di affetti, un affidarsi alla sua preghiera e a quella delle sorelle, di cui essi hanno sperimentato l’efficacia. E più volte i Papi e i Cardinali, con tutto il seguito dei prelati che di frequente le fanno visita, la consolano e sostengono ammirati (LegsC 27: FF 3208; Proc 3, 24 FF 2990; 3, 41: FF 3241-3243).
   
Chiara nel Testamento ricorda con commozione ciò che Francesco profetò a loro riguardo: "Mentre edificava la chiesa di san Damiano (…), per gran letizia e per l’illuminazione dello Spirito Santo profetò a nostro riguardo quello che poi il Signore adempì. Salendo (…) sul muro di detta chiesa (…) a certi poveri che si trovavano lì appresso diceva (…): “Venite e aiutatemi nell’opera del monastero di San Damiano, perché qui tra poco ci saranno delle signore: nella loro esistenza degna di fama e del loro santo tenore di vita sarà glorificato il Padre nostro celeste in tutta la sua santa Chiesa” (Test 9-14: FF 2826-2827). Qui sembra che Francesco prolunghi l’eco della voce del Crocifisso che la stessa madre Ortolana aveva udito un giorno mentre pregava dinnanzi alla croce, chiedendo che il parto avvenisse senza pericoli: "…partorirai sana e salva una luce che renderà più chiara la luce stessa…" (LegsC 2: FF 3156).

Simimlmente Papa Alessandro IV, nella Bolla di canonizzazione, intesse un ampio elogio a santa Chiara come "luce", con tutta la ricchezza delle similitudini che propone: "Chiara, luminosa per chiari meriti, risplende in cielo per chiarità di gloria; (…) non poteva avvenire che una lampada tanto vivida, tanto splendente, rimanesse occulta senza diffondere luce ed emanare chiaro lume nella casa del Signore" (BCan 1, 5, FF3281; 3285).

Vorrei sottolineare anche l’espressione di Francesco, che a mio avviso considero molto importante, di “costruire insieme” non soltanto la Chiesa materiale ma anche la “Chiesa Corpo di Cristo”. Lui infatti chiede ai poveri di aiutarlo nell’edificazione della Chiesa e del monastero di S. Damiano. Probabilmente Francesco ha in mente il Signore Gesù quando, durante la moltiplicazione dei pani (narrata da tutti e quattro gli Evangelisti: cfr. Mt 14, 13-21; Mc 6, 31-44; Lc 9,10-17; Gv 6,113), coinvolge i discepoli chiedendo la loro collaborazione: potrei dire che è il primo nucleo della Chiesa con il suo capo Cristo. Anche nell’esperienza di Chiara le sorelle ci sono sempre, o meglio: Chiara non si concepisce senza le sorelle. Il suo Testamento è permeato dal “noi” e richiama a questa unità con l’espressione “io insieme alle mie sorelle”. Esse sono una comunità, una piccola Chiesa: vivono e camminano insieme. Potrei definirlo con un'espressione attualissima che tutti noi, la Chiesa Universale, stiamo vivendo secondo l’indicazione di Papa Francesco: “vivono la Sinodalità”.

Chiara è cosciente della grandezza della sua missione nella Chiesa, e affinchè la nuova fraternità rimanga fedele e ancorata alla Chiesa romana, nella Regola scrive: "Se qualcuna per divina ispirazione verrà a noi con la volontà di abbracciare questa vita, l’abbadessa (…) la esamini diligentemente o la faccia esaminare intorno alla fede cattolica e ai sacramenti della Chiesa. E se crede tutte queste cose e vuole fedelmente confessarle e fermamente osservarle fino alla fine…" (RsC 3: FF 2754-2756).

Chiara vuole in tutto conformarsi alla fede cattolica, anche per quanto concerne la preghiera, più precisamente la celebrazione dell’Ufficio divino. Desidera che lo si celebri secondo la consuetudine dei frati minori, cioè secondo il rito della Santa Chiesa Romana (RbsF III, 1: FF 82 ss). Una preghiera che si incarna nel vissuto quotidiano, come la Madre Chiara nel Testamento esorta le sorelle: "E amandovi a vicenda nella carità di Cristo, dimostrate al di fuori con le opere l’amore che avete nell’intimo…" (Test 59: FF 2847). L’amore attinto e ricevuto dai sacramenti e dalla preghiera si riversa su tutta la Chiesa, sul mondo intero. Con parole diverse, sembra confermare quanto scrive ad Agnese di Praga: "ti considero collaboratrice di Dio stesso e colei che rialza le membra cadenti del suo corpo ineffabile" (3LAgn 8: FF 2886). E ammaestrando le sorelle, le sprona ad essere esempio le une per le altre: "Il Signore infatti ci collocò come forma, in esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, che il Signore chiamerà alla nostra vocazione…" (Test 19: FF 2829).

La sua consapevolezza ecclesiale porta inoltre Chiara a nutrire il desiderio del martirio, con il proposito di andare in missione in Marocco (Proc 6,6: FF 3029), per lavorare nel vasto campo della messe del Signore (cfr Mt 9,35-37; Lc 10,1-2). Questo rende Chiara e noi tutte ancor più responsabili della vocazione ricevuta, perché l’essere fedeli o meno al Signore, e a ciò che abbiamo professato, influisce e si riversa su tutto il Corpo mistico di Cristo. Nella Benedizione la Madre Chiara esorta alla vigilanza: "Se siamo entrate nella via del Signore, vigiliamo dunque di non allontanarci mai in nessun modo da essa per nostra colpa o ignoranza per non recare offesa a così grande Signore, alla Vergine sua Madre, al padre nostro il beato Francesco, alla Chiesa trionfante e anche militante" (Test 74-75: FF 2851).


A cura delle Sorelle del Monastero di Città di Castello (PG)

Foto: archivio Monastero di Città di Castello

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